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martedì 26 maggio 2015

"Però c'avete il mare!"

Sorrento. La gente si riempie la bocca con questa parola. Sor-ren-to: lei lo fa; riempire le bocche.
Ma che è sorrento, un sogno, una città di provincia, un concetto, un boccone, un'idea papillare? Nullificazione sana portatrice di benessere, mantenitrice di record da osteria invernale dove il porco costa meno ed è più buono?
E' bello essere una coppia di anziani che trova i propri sconosciuti connazionali a passeggio per Andrea Veniero - chi sale e chi scende - ognuno col suo viaggio sui basoli degli antichi; ma anche col pugno nell'occhio della museale merendina automatica di ventiquattrore? Sarà che domani non è il futuro; domani è solo domani, il futuro è remoto: "quando saranno arrivati i turisti, allora faremo i soldi". Ma quando gli stranieri arrivano, i residenti già risiedono da un pezzo! E perdono. Perdono la bellezza negli occhi di chi guarda, perdono il gusto del sale, dei cieli, l'odore di quaderni e libri nuovi e l'acre punta olente nei corridoi di un ospedale. Chi imprende non intraprende nel tempo lungo, ma solo nel proprio tempo da stalla. Colazione pranzo e cena, sì, ma un anno alla volta, non ammettendo che un buon nome batte la quantità temporanea almeno dieci a zero.
Io ci voglio bene al mio paese, a sorrento. Ma non posso fintare la nostalgia se me ne vado. Se volete che il mio paese diventi una cartolina, allora se parto e me la porto appresso in dieciperquindici sarà la stessa cosa non averla fuori di me a tenermi in braccio. La mia sorrento la porterei in un quadernetto o in un album, così come me l'avete insegnata: colorata, luminosa, piccola, piatta e di cartone.

sabato 29 ottobre 2011

la cosa che mi lascia più perplesso è il silenzio. ma più che il silenzio in se è la "non parola": la mancanza di suono, non di linguaggio. perché ci capiamo al volo? come si fa? perché succede... è confidenza, complicità, intimità, affinità... il "non bisogno" di parlare, emettere fonemi, sillabe...

in te amo ciò che a me manca.

venerdì 2 settembre 2011

non so cosa ci trovi di bello in un blog... forse lo sfizio di sfogarmi davanti a centinaia (vabe' facciamo decine, ma neanche) di persone che non conosco e alle quali posso raccontare quello che mi pare.
tanto - appunto - "non mi sanno".

c'ho provato già altre volte, con livespace ma non è andata benissimo... mi sono scocciato presto... mi conoscevano in troppi.

c'è qualcuno che legge adesso?

anima mundi


Sono in treno. In piedi. E’ sera. Torno da lavoro.
Cappotto sciarpa e cappello a tesa stretta. Chi mi conosce sa di cosa sto parlando. Uno qualunque, insomma. Forse figo.
Lou Reed takes a walk on the wild side tra le mie orecchie.
Mani nelle tasche del jeans. Scendo.
Primo passo. Alzo la testa. Guardo la stazione. Mi sembra per la prima volta. La cosa mi sorprende.
Secondo passo, i piedi vanno. Tengo lo sguardo, il cervello si ferma un micronanosecondo.

Vedo Hopper.

Quella stazione, in quel momento, è stata appena dipinta da Edward Hopper.
Sono a New York, adesso.

Terzo quarto quinto passo. Quattro scalini. Lou Reed, mani in tasca, passo veloce e disimpegnato. Testa alta sotto il cappello. Ma la cosa più bella è il mio sguardo: strafottente e sorridente, da affettuosa beffa.
Come a dire: “Sono appena stato altrove per un attimo, e non ve ne siete accorti. Nessuno di voi.”

Sabato pomeriggio. Quattro e un minuto. Porc... ! Scendo dal letto, cazzo sono in ritardo per il treno!
Alla fine, ma solo alla fine, mi decido per andare in stazione con la vespa. Fino al lavoro no. Troppo freddo, sono a riserva rischio di rimanere a piedi e ho i soldi giusto per le sigarette...
Via!

Lascio la vespa, salgo in stazione, treno sul secondo binario e, ovviamente, bigliettaio trentenne al telefono... 'Fanculo... Rideva lo stronzo...
"Uno per Xxx, per favore." Lui: "Sì, ah ah ah! No, vabe', ah ah ah..."
Mi stampa il biglietto, oblitero, passo le porte, corro, credo di farcela. Giro l'angolo, guardo il treno. Le porte si chiudono. Punto.

Che faccio? Grido inseguo piango smadonno mi appendo al treno in corsa prego mi dica non c'è di che scusi disturbo ma le pare? No. Niente di tutto questo.
Mi giro. Guardo il sole. Sorrido.
Rido perché penso ad una cosa. Su Facebook, dopo pranzo, ho letto un link dal titolo "La banca del tempo". Tutta una cosa sul non sprecare tempo nella vita, etc. etc. Magari la conoscete pure la storiella.
C'era scritto: "Se vuoi sapere il valore di un minuto, chiedilo a chi ha appena perso un treno... " Quando si dice l'ironia della sorte.

Magari, fossi stato più veloce a decidere, se non avessi salutato mia zia nel viale, se il bigliettaio non fosse stato al telefono, io quel treno lo prendevo.
E' lì che ho capito che coi treni in partenza non si scherza...

In un modo o nell'altro arriverò al lavoro... Ho sempre la vespa. Farò la benzina e non comprerò le sigarette.

sabato 6 agosto 2011

drumset

TUM CHA, TUM TUM CHA... TUM CHA, TUM TUM... D'SSHHHHHH...
ritmo, battere e levare, beat, charlie, minime, semiminime, crome, semicrome... tempo.